Claudia Peill. Oltre il presente. Archeologia del domani

dal 23.05.2024 all'08.09.2024

Museo di Roma in Trastevere

  • Autore/Autrice: Claudia Peill
  • Curatore/Curatrice: Giorgia Calò
  • Data Inizio: 23.05.2024
  • Data Fine: 08.09.2024
  • Dove: Museo di Roma in Trastevere
  • Indirizzo: Piazza di Sant'Egidio, 1b
  • Orari: martedì - domenica 10.00-20.00. La biglietteria chiude un’ora prima
  • Ingresso: intero € 7,5, ridotto € 5. Per i cittadini residenti a Roma: intero € 5, ridotto € 4
  • Tel. / Mob.: 060608
  • E-mail: Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.
  • Descrizione Evento:

     

    Sarà ospitata dal 23 maggio all’8 settembre 2024 al Museo di Roma in Trastevere la mostra di Claudia Peill “Oltre il presente. Archeologia del domani”, in cui verrà presentata l’ultima produzione dell’artista (2019-2023) composta da sedici tele di grandi e piccole dimensioni, oltre ad alcuni disegni tecnica mista su carta.

    L’esposizione, a cura di Giorgia Calò, è promossa da Roma Capitale, Sovrintendenza Capitolina ai Beni Culturali, con i servizi museali di Zètema Progetto Cultura.

    La mostra si propone di esplorare l'essenza nascosta e spesso trascurata di alcuni elementi che contraddistinguono l’aspetto di una città, facendosi testimoni silenziosi della sua storia, dall'era dell'industrializzazione alle tracce del passato che ancora permeano il tessuto urbano. In questo caso, lo sguardo dell’artista è rivolto a terra, verso i tombini stradali, oggetti apparentemente sterili ma che in realtà conservano una memoria tangibile, fatta di scritte ed elementi decorativi che possono raccontare diversi aspetti del contesto urbano.

    Attraverso la sua inconfondibile pratica artistica Claudia Peill si concentra sull'idea del doppio, utilizzando sia la pittura che la fotografia in uno stato di inganno percettivo. Le sue opere presentano stratificazioni complesse: immagini fotografiche elaborate digitalmente che vengono decontestualizzate e forme pittoriche sovrapposte, che creano un dialogo tra realtà e astrazione. Questo approccio dicotomico tra due linguaggi diversi permette a Peill di superare la problematica della sopravvivenza della pittura nell'era della fotografia, integrando i due medium in maniera complementare e dialogica tra visione artistica e produzione tecnica. In questo modo la fotografia diventa il mezzo con il quale viene restituita l’archeologia del presente, mentre alla pittura l’artista dà il compito di rappresentare il futuro, fatto di stratificazioni e vuoti ancora da riempire.

    Chiude il percorso di mostra l’esposizione di tre lavori degli anni Novanta, quando agli inizi della sua carriera Peill realizzò opere con paraffina e pigmenti su plexiglass e base fotografica, esposti nella mostra che si tenne a Roma nel 1994, presso lo spazio Studio Aperto.

    La mostra è accompagnata dal libro monografico Non calpestare (Gangemi editore 2023) con testi di Roberto Lambarelli, Stella Santacatterina e Giovanna dalla Chiesa.

    A corredo dell’esposizione, tra giugno e luglio, si svolgerà un ciclo di incontri dal titolo Dialoghi sul contemporaneo con Claudia Peill. Di seguito i tre appuntamenti in programma: Antonello Tolve. Atelier d'artista; Mario Fortunato. Dal romanzo all'arte, dall'astrazione alla figurazione; Matteo Boetti. Un'artista di U.N.A.

     

    Claudia Peill

    nata a Genova nel 1963, si diploma all’Accademia di Belle Arti di Roma nel 1986. Tra il 1999 e il 2000 partecipa ad una borsa di studio presso lo Höherweg Studio a Düsseldorf. Fin dall’inizio, la ricerca di Peill si focalizza sullo stabilire una relazione reciproca tra pittura e fotografia, dove l’efficace combinazione di questi due linguaggi così diversi tra loro diventa canone centrale nel suo lavoro, portando l’artista a sperimentare nel tempo materiali diversi e suscitando un rapporto dialettico tra astratto e figurativo. Quindi inizia con paraffina e cera, per passare poi alle resine sintetiche. Nel 2011 introduce la pittura acrilica su tela, ma la fotografia rimane il punto di partenza. La sua attività espositiva inizia nei primi anni ’90, e dal 1998 intraprende anche molte esperienze internazionali, tra le quali: Künstverein, Steyr, 1999; Galerie Brüning Düsseldorf, 2001; Künstlerhaus, Vienna 2001; Water Toren, Vlissingen, 2001; Italian Cultural Institute, London and Cologne 2003; Künsthalle, Düsseldorf 2005; Galerie Rossella Junk, Berlino 2008; Gallen-Kallela Museum, Helsinki 2018; Schloss Wiespach, Salzbürg, 2018; Great Beauty Contemporary Art Museum, Pechino, 2019. I suoi lavori sono esposti presso collezioni private pubbliche ed istituzionali. Tra i numerosi cataloghi e volumi dedicati al suo lavoro, va ricordato Claudia Peill, a cura di Mario de Candia (Gangemi editore, 2017). Attualmente vive e lavora a Roma e insegna fotografia presso l’Accademia di belle arti di L’Aquila.

     

    Mi ci sono trovata dentro, i tombini mi hanno inghiottita...

    Non c'è un materiale e un uso più povero di quello di un tombino,

    per cui il processo di trasformazione è portato al massimo,

    trasfigurando ciò che è stato in qualcosa che potrà essere. 

    (Claudia Peill)

    Nel vasto panorama dell'arte contemporanea, pochi nomi brillano con la stessa intensità di Claudia Peill. Un'artista audace che sfida incessantemente i confini convenzionali dell'immagine e della percezione, riconosciuta per le sue opere intrise di complessità e profondità emotiva. La sua pratica artistica abbraccia un connubio affascinante tra la fotografia digitalmente elaborata e forme pittoriche, un incontro che avvia un dialogo sottile tra realtà e astrazione, tra vero e immaginario, sovvertendo in qualche maniera la teoria benjaminiana. Il celebre saggista tedesco, infatti, con la sua visione teorica rivoluzionaria, delineò il conflitto tra l'occhio e la mano, evidenziando la distinzione tra la rapidità del vedere e la lentezza del disegnare: “l’occhio è più rapido ad afferrare che non la mano a disegnare”. Tuttavia Claudia Peill, attraverso il suo corpus artistico, sembra dissolvere tale dualità, restituendo piuttosto una sorta di riconciliazione tra due linguaggi artistici apparentemente antitetici. Attraverso l’obiettivo fotografico e la pittura, l’artista dà infatti vita ad un dialogo dicotomico tra rappresentazione mimetica e non-mimetica, mettendo in relazione l'immagine con i concetti più puri di forma e colore. Così la pittura di Claudia Peill, ricca di moti pulsionali, si volge alle pratiche della riproducibilità tecnica facendosi tutt’uno, perché se l’obiettivo fotografico mutua lo sguardo dell’artista indirizzandolo su un particolare, la pittura le consente una riflessione che si trasforma in elaborazione dell’immagine stessa, aprendo varchi che si affacciano su dimensioni emotive e concettuali inesplorate.

    La mostra Oltre il presente. Archeologia del domani, si erge come un'ode alla visione profonda e all'attenzione ai dettagli trascurati. Attraverso l'obiettivo sensibile dell'artista, oggetti apparentemente comuni e insignificanti, come i tombini stradali, rivelano un mondo nascosto di memorie e significati intrisi di storia urbana. Il suo interesse per i tombini è nato in modo improvviso durante una passeggiata a Cosenza, quando il riflesso del sole su un tombino ha catturato la sua attenzione, trasformando un oggetto quotidiano in un intricato arabesco di luce. Da quel momento, Peill ha iniziato a esplorare il mondo sotterraneo dei tombini, scoprendo non solo la loro varietà di forme e disegni, ma anche delle sigle comuni che li legano in un linguaggio universale, da Roma a Budapest, da Pechino a Zurigo, attraversando confini geografici e culturali. Lo sguardo di Peill, rivolto verso il basso, invita lo spettatore a superare la superficie per scoprire le profondità storiche celate sotto i nostri piedi. I tombini, dunque, non sono solo oggetti funzionali, ma si fanno portali verso un passato ricco di vicissitudini e cambiamenti.

    Sotto l’occhio attento di Claudia Peill la fotografia diventa il mezzo con il quale ci viene restituita l’archeologia del presente, mentre alla pittura l’artista dà il compito di rappresentare il futuro, fatto di stratificazioni (velature, come le chiama lei) e vuoti ancora da riempire. È così che i tombini stradali assurgono il ruolo di reperti contemporanei capaci di rivelare sovrapposizioni visive e concettuali, trasformandosi anche in metafora di una città che si evolve e che trasporta il passato nel presente, fino a un futuro ancora da scrivere.

    Giorgia Calò