Partendo da presupposti differenti, i due artisti portano avanti una ricerca legata al profondo rapporto tra presenza e assenza, tempo e memoria, nell’indagare con estrema sensibilità tutto quel che resta di ciò che è stato e che ora, inevitabilmente, non può più essere.
“Il tempo passa, dici? Ah, no! Ahimè, il tempo resta, noi passiamo.” (Henry Austin Dobson)
Fin da quando eravamo bambini ci è stato insegnato a misurare il tempo, imparando così a scandire la nostra vita in minuti, piuttosto che in giorni, mesi e anni, e siamo stati educati, altresì, a pensare che il tempo abbia un ‘prima’ e un ‘poi’ secondo una logica di movimento spaziale; tuttavia, crescendo capiamo che il discorso legato al tempo è molto più complesso di così.
Nel IV libro della Fisica Aristotele sostiene che il tempo sottende ad un ‘prima’ e un ‘poi’ e che è collegato al movimento ("kinesis") e al cambiamento ("metabolé"), ma in particolare dell'anima. Il tempo, essendo composto da “istanti”, qualcosa che non è più o non è ancora, secondo il filosofo non può partecipare della presenza, della sostanza e quindi dell'essere metafisicamente inteso: per Aristotele è la nostra coscienza l’unico luogo che possa contenere un tempo, l’unico luogo di misurazione e di fondazione dello stesso.
Se il tempo è strettamente collegato alla nostra anima, cos’è che resta se non la memoria di ciò che è stato? Quella memoria che non è altro che l’insieme delle esperienze fatte e che nel momento stesso in cui hanno smesso di essere sono divenute tracce vivide o confuse del nostro vissuto alle quali la mente si ‘aggrappa’.
In un continuo alternarsi tra nitido e sbiadito, percepibile e intuibile, ecco allora rivelarsi nelle opere di Lorenzo Gramaccia (Ancona, 1992) e Paola Tornambè (Roma, 1982) degli autentici tracciati dell’anima, vividi e offuscati, dove le esperienze si fondono e confondono andando a comporre una vera e propria stratificazione segnica e simbolica. Nelle opere dei due artisti compaiono volti, corpi, come se si ridestassero direttamente da una dimensione onirica, presenze e assenze che sembrano trasmettere una struggente necessità di dare corpo ad un tempo e ad una memoria per convertirli in testimonianza, nella consapevolezza che tutto, prima o poi, sarà destinato a ‘passare’, perché noi ‘passiamo’.